L’università va in carcere. “Anch’io ho dei sentimenti”: le donne, detenute ed (ex)detenute si raccontano sul web.
The university goes to jail. "I have feelings too": women, inmates and (former) inmates tell their stories on the web
Questa iniziativa promuove l’auto- narrazione/-rappresentazione come forma di emancipazione della donna in carcere non soltanto per superare l’invisibilità e il silenzio di cui la donna è spesso prigioniera ma soprattutto per scoprire un linguaggio a sé per raccontare il mondo e raccontarsi al mondo. In tal senso questo incontro si mette in ascolto e si prende cura proprio delle esperienze e dei sentimenti di
donne (ex)detenute, che saranno “testimoni privilegiate” nel raccontare il carcere. Ascoltarle diventa così critica prospettica che, opponendosi allo stato delle cose esistenti (per es.pregiudizi verso il mondo penitenziario) cerca di farsi pratica, per cambiare e trasformare le situazioni.
Avere cura dei sentimenti delle donne (ex)detenute porta a perfezionare le affermazioni generaliste, a usare nuove strategie discorsive che: – combattano l’idea comune di «gruppo separato» («noi» vs «loro») -vadano oltre le categorie fisse reato/stato-identità; e che tengano conto del caleidoscopio descrittivo di vissuti e sentimenti unico per ciascuna persona e (ex)reclusa. Cambiare il discorso sulla donna è un importante primo passo per cambiare la realtà: perché cambi la percezione del reale femminile con cui (ri)specchiarsi e confrontarsi, e in primis per la donna stessa, perché sia davvero ascoltata, la sua esperienza davvero riconosciuta e il suo patrimonio emozionale davvero considerato com e risorsa per l’esistenza propria e di tutti e tutte.
This initiative promotes self-narration / -representation as a form of emancipation of the woman in prison not only to overcome the invisibility and silence of which the woman is often a prisoner but above all to discover a language in itself to tell the world and tell herself. in the world. In this sense, this meeting listens to and takes care of the experiences and feelings of women (ex) prisoners, who will be “privileged witnesses” in telling about the prison. Listening to them thus becomes a perspective criticism that, by opposing the existing state of things (e.g. prejudices towards the prison world), it tries to practice, to change and transform situations. Taking care of the feelings of (ex) prisoners leads to refine generalist statements, to use new discursive strategies that: – fight the common idea of